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Quando l’Intelligenza Artificiale incontra la Costituzione: un nuovo orizzonte per la democrazia parlamentare

di Nicolini Massimiliano

Le assemblee rappresentative nell’era dell’IA: una sfida democratica raccontata tra giuristi, istituzioni e innovatori

Montecitorio, Sala della Lupa – 12 giugno 2025

Nel cuore pulsante della democrazia italiana, nella solenne cornice della Sala della Lupa alla Camera dei Deputati, si è svolta oggi la presentazione del volume “Le assemblee rappresentative nell’era dell’intelligenza artificiale. Profili costituzionali”, a cura dei professori Davide De Lungo e Giovanni Rizzoni. Un’opera collettiva che non si limita a una mera analisi giuridica, ma si pone come primo tentativo sistematico di affrontare il rapporto tra potere rappresentativo e innovazione algoritmica nel quadro costituzionale.

Tra i presenti, accanto agli autorevoli curatori, una costellazione di figure istituzionali e accademiche di primo piano: Anna Ascani, vicepresidente della Camera, Andrea Manzella, presidente del Centro Studi sul Parlamento – Università LUISS, Paola Severino, presidente della Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione, e Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati. A moderare i lavori, il giornalista Riccardo Luna, che ha saputo guidare con intelligenza il confronto tra giuristi, tecnologi e politici, portando sul tavolo la domanda fondamentale: come cambierà la democrazia nell’epoca delle macchine pensanti?

In qualità di co-autore di uno dei capitoli del volume, ho avuto l’onore di sedere al tavolo degli autori, contribuendo con una riflessione tecnica e filosofica su come l’intelligenza artificiale possa – e debba – essere governata per rafforzare, e non erodere, i principi fondamentali della rappresentanza democratica. La mia analisi si è soffermata su tre direttrici principali: la trasparenza algoritmica nei procedimenti legislativi, l’uso delle tecnologie predittive nel lavoro parlamentare, e l’impatto delle intelligenze artificiali generative nei processi deliberativi.

Il volume rappresenta un punto di svolta nel dibattito nazionale, perché per la prima volta riconduce la trasformazione tecnologica all’interno del perimetro costituzionale, interrogando non solo le forme della rappresentanza ma il cuore stesso della sovranità popolare. Si è parlato di opportunità, ma anche di rischi: delegare agli algoritmi compiti che spettano alla coscienza politica potrebbe aprire a scenari di spersonalizzazione delle decisioni, di deresponsabilizzazione dei rappresentanti, di opacità delle scelte.

Il lavoro collettivo presentato oggi ha invece un’ambizione chiara: disegnare un futuro nel quale la tecnologia sia strumento e non soggetto del processo politico, ausilio alla decisione e non sostituto dell’intelligenza deliberativa umana. In questa prospettiva, il contributo degli studiosi, dei costituzionalisti e dei tecnologi che hanno firmato il volume si colloca in una linea di pensiero alta, consapevole e profondamente civica.

L’incontro si è concluso con un appello alla vigilanza democratica, all’educazione digitale dei rappresentanti e alla necessità urgente di un quadro normativo che garantisca l’equilibrio tra innovazione e diritti. Il Parlamento, come ha ricordato Andrea Manzella nel suo intervento, è chiamato oggi non solo a legiferare sulle tecnologie, ma a riformulare il proprio stesso ruolo nell’ecosistema digitale emergente.

Ringrazio sinceramente i curatori del volume, i colleghi autori e le istituzioni che hanno reso possibile questo momento di dialogo ad altissimo livello. In un’epoca di trasformazioni vertiginose, è confortante e stimolante sapere che esistono ancora spazi come questo, dove il pensiero critico e il confronto interdisciplinare aprono la strada a una democrazia capace di rinnovarsi senza tradirsi.

Recensione del volume

Il libro, edito nel 2025, è molto più di una raccolta di saggi. È un manifesto teorico e operativo sul destino della democrazia nell’epoca della trasformazione algoritmica. Non si limita a mappare l’esistente, ma spinge lo sguardo oltre, offrendo modelli di lettura, soluzioni normative, scenari di applicazione e rischi da prevenire. Ogni contributo è scritto da esperti che conoscono dall’interno la realtà parlamentare, molti dei quali svolgono ruoli diretti nelle amministrazioni della Camera o del Senato. Questa doppia competenza – teorica e operativa – rende il volume particolarmente solido, concreto e prezioso.

La parte centrale del libro affronta, tra le altre cose, il delicatissimo tema dell’asimmetria informativa tra eletti ed elettori, i limiti delle black box algoritmiche rispetto ai principi di responsabilità, e l’urgenza di introdurre strumenti di audit, trasparenza e controllo sui processi decisionali automatizzati. L’intelligenza artificiale viene così trattata non solo come tecnologia, ma come fenomeno giuridico, sociale, politico e antropologico.

Il mio contributo: tecnologia al servizio della deliberazione

Nel capitolo “L’AI nei Parlamenti: il quadro e gli orizzonti della tecnologia” ho voluto proporre una prospettiva ingegneristica, riflettendo su come le infrastrutture digitali e i modelli computazionali possano essere impiegati con rigore scientifico ma anche con prudenza etica all’interno delle istituzioni rappresentative.

Il mio saggio parte da un’analisi storica delle fasi evolutive dell’IA applicata ai contesti parlamentari: dalla semplice automazione dei flussi documentali, fino all’attuale fase delle intelligenze generative capaci di redigere testi normativi, analizzare impatti di bilancio, suggerire emendamenti o aggregare dati da fonti complesse per supportare la funzione di controllo. Vengono presentati i modelli di AI già adottati in alcuni parlamenti (come Canada, Finlandia, Corea del Sud) e si propone un possibile schema d’integrazione per il Parlamento italiano, basato su principi di trasparenza, accountability e complementarietà umana.

Particolare attenzione è data agli effetti energetici e computazionali dell’IA, in coerenza con il mio lavoro sul Teorema di Assisi, che calcola l’impronta ecologica di ogni bit computato. Nella mia visione, l’IA nei parlamenti dovrà diventare misurabile, sostenibile, eticamente orientata, e sempre ancorata alla centralità del fattore umano: il decisore politico.

Nel capitolo propongo anche l’introduzione di “assistenti virtuali deliberativi”, capaci di fornire supporto semantico ai parlamentari, migliorando la qualità del linguaggio normativo e consentendo, ad esempio, il tracciamento automatico degli impatti di una norma nel tempo. Tali strumenti dovrebbero essere pubblici, verificabili, e sviluppati su basi open source per evitare ogni forma di opacità decisionale.

Una riflessione finale

La mia partecipazione a quest’opera e al tavolo degli autori non è stata solo un’occasione scientifica, ma un atto politico e culturale. Portare la voce della ricerca indipendente, fondata su dati e sulla visione etica della tecnologia, all’interno di un testo così rilevante per le istituzioni democratiche, rappresenta un passaggio fondamentale nella mia traiettoria.