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Mediazione & IA

Di Samina Sayeda

Mercoledì 21 maggio 2025, la Camera dei Deputati ha ospitato un evento di grande spessore umano e tecnico: L’evento, incentrato sulla mediazione civile e commerciale e sul reinserimento sociale attraverso il lavoro carcerario, ha riunito esperti di giustizia, accademici, e operatori del settore per riflettere sul futuro della società italiana.

A rendere ancora più interessante la giornata è stato l’intervento di Massimiliano Nicolini, direttore della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca - OLITEC, che ha portato sul tavolo una riflessione inaspettata e, per certi versi, illuminante: il rapporto tra mediazione e tecnologia, con uno sguardo particolare all’Intelligenza Artificiale.

Un evento presso la Camera dei Deputati con relatori e pubblico, focalizzato sulla mediazione civile e commerciale, con un intervento su tecnologia e intelligenza artificiale.

Nicolini ha raccontato con sincerità e un pizzico di ironia come: «Ero venuto con un discorso un po' preparato, lo ammetto. Non conoscevo davvero il mondo della mediazione, almeno fino a ieri sera, quando ho avuto la fortuna di cenare con alcuni mediatori. Solo allora ho capito chi siete davvero e cosa fate.»

Nicolini, direttore di un dipartimento di bioinformatica applicata al settore militare, ha raccontato in modo autentico e ironico l’esperienza che ha preceduto il suo intervento. «Fino a quella cena pensavo che mediazione e intelligenza artificiale potessero andare a braccetto. Ma quella sera ho scoperto che parlano due linguaggi molto diversi.»

La riflessione ha preso corpo in una chiave inaspettata ma potente: la tecnologia e in particolare l’intelligenza artificiale non è il nemico, ma nemmeno la soluzione universale. «Dovete avere paura dell’intelligenza artificiale tanto quanto ne avevate di PowerPoint nel 2005», ha scherzato Nicolini, suscitando sorrisi tra i presenti. «È importante iniziare a chiamarla con il suo vero nome: Algoritmo non deterministico ad output programmabile. Suona meno “wow”, ma è più preciso.»

Eppure, da scienziato, non si è fermato all’ironia. Ha riconosciuto che l’IA può effettivamente servire anche nel mondo della mediazione, ma solo in alcune fasi molto specifiche, ad esempio nella gestione dei dati, nell’organizzazione delle informazioni, o nel supporto ai processi burocratici. «Uno dei mediatori alla cena mi ha detto: ‘Ogni tanto ho un’intuizione e risolvo il problema’. Ecco, l’intelligenza artificiale non ha intuizioni. Ha dati, pattern, logiche.»

Il cuore della sua riflessione è stato però un altro: la mediazione vive di relazioni umane, di ascolto, di silenzi e sguardi, di pause che pesano più delle parole. «L’intelligenza artificiale cerca l’efficienza. La mediazione, invece, richiede tempo umano. E questo tempo non può essere automatizzato.»

Questa consapevolezza ha reso il suo intervento uno dei momenti più significativi della giornata, accanto a contributi di altri personaggi come quelli dell’On. Jacopo Morrone, Antonio Uricchio (Presidente ANVUR), Enrico Angelini (Consiglio Nazionale Forense), Tommaso Marvasi (Presidente Osservatorio ADR), e Lucio Ghia (avvocato e docente universitario). Ma Nicolini, con il suo approccio personale e contemporaneo, ha gettato  un ponte tra due mondi che spesso si guardano con diffidenza.

«Solo conoscendoci possiamo evolvere insieme», ha concluso. Ed è proprio questo il messaggio che molti hanno portato a casa: il futuro della giustizia e della società non sarà scritto solo da algoritmi, ma anche e soprattutto da relazioni. La vera innovazione sta nel dialogo tra competenze, nel rispetto reciproco tra umano e digitale.

la tecnologia è uno strumento, non un fine. In un’epoca in cui si rischia di delegare sempre più all’intelligenza artificiale, ricordare il valore dell’intelligenza emotiva – quella che nasce attorno a un tavolo, in un confronto autentico, in uno spazio condiviso è più che mai necessario.