Benvenuti nel Forum della Fondazione Olitec. Questo spazio è stato creato per promuovere la trasparenza e facilitare la comunicazione tra la Fondazione Olitec e tutti coloro che desiderano entrare a far parte del nostro team, in particolare per il ruolo di Sales. Il nostro forum è uno strumento di dialogo aperto e costruttivo dove i candidati possono porre domande, condividere esperienze e ottenere risposte dirette sui vari aspetti del processo di selezione e sulle opportunità di carriera offerte dalla Fondazione.
All’interno del forum troverete topic dedicati ad argomenti specifici su cui potrete approfondire informazioni relative al ruolo, al processo di selezione e alla cultura aziendale della Fondazione Olitec. Inoltre, avrete la possibilità di caricare le vostre domande e consultare le risposte fornite ad altri quesiti posti dai candidati, creando così una rete di informazioni condivisa e trasparente.
Questo spazio è pensato anche per favorire la condivisione delle esperienze personali: potrete raccontare il vostro percorso e scoprire come altri candidati stanno affrontando questa opportunità. Vi invitiamo a partecipare attivamente, a rispettare gli altri membri della community e a mantenere un tono di dialogo collaborativo e positivo.
Mercoledì 21 maggio 2025, la Camera dei Deputati ha ospitato un evento di grande spessore umano e tecnico: L’evento, incentrato sulla mediazione civile e commerciale e sul reinserimento sociale attraverso il lavoro carcerario, ha riunito esperti di giustizia, accademici, e operatori del settore per riflettere sul futuro della società italiana.
A rendere ancora più interessante la giornata è stato l’intervento di Massimiliano Nicolini, direttore della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca - OLITEC, che ha portato sul tavolo una riflessione inaspettata e, per certi versi, illuminante: il rapporto tra mediazione e tecnologia, con uno sguardo particolare all’Intelligenza Artificiale.
Nicolini ha raccontato con sincerità e un pizzico di ironia come: «Ero venuto con un discorso un po' preparato, lo ammetto. Non conoscevo davvero il mondo della mediazione, almeno fino a ieri sera, quando ho avuto la fortuna di cenare con alcuni mediatori. Solo allora ho capito chi siete davvero e cosa fate.»
Nicolini, direttore di un dipartimento di bioinformatica applicata al settore militare, ha raccontato in modo autentico e ironico l’esperienza che ha preceduto il suo intervento. «Fino a quella cena pensavo che mediazione e intelligenza artificiale potessero andare a braccetto. Ma quella sera ho scoperto che parlano due linguaggi molto diversi.»
La riflessione ha preso corpo in una chiave inaspettata ma potente: la tecnologia e in particolare l’intelligenza artificiale non è il nemico, ma nemmeno la soluzione universale. «Dovete avere paura dell’intelligenza artificiale tanto quanto ne avevate di PowerPoint nel 2005», ha scherzato Nicolini, suscitando sorrisi tra i presenti. «È importante iniziare a chiamarla con il suo vero nome: Algoritmo non deterministico ad output programmabile. Suona meno “wow”, ma è più preciso.»
Eppure, da scienziato, non si è fermato all’ironia. Ha riconosciuto che l’IA può effettivamente servire anche nel mondo della mediazione, ma solo in alcune fasi molto specifiche, ad esempio nella gestione dei dati, nell’organizzazione delle informazioni, o nel supporto ai processi burocratici. «Uno dei mediatori alla cena mi ha detto: ‘Ogni tanto ho un’intuizione e risolvo il problema’. Ecco, l’intelligenza artificiale non ha intuizioni. Ha dati, pattern, logiche.»
Il cuore della sua riflessione è stato però un altro: la mediazione vive di relazioni umane, di ascolto, di silenzi e sguardi, di pause che pesano più delle parole. «L’intelligenza artificiale cerca l’efficienza. La mediazione, invece, richiede tempo umano. E questo tempo non può essere automatizzato.»
Questa consapevolezza ha reso il suo intervento uno dei momenti più significativi della giornata, accanto a contributi di altri personaggi come quelli dell’On. Jacopo Morrone, Antonio Uricchio (Presidente ANVUR), Enrico Angelini (Consiglio Nazionale Forense), Tommaso Marvasi (Presidente Osservatorio ADR), e Lucio Ghia (avvocato e docente universitario). Ma Nicolini, con il suo approccio personale e contemporaneo, ha gettato un ponte tra due mondi che spesso si guardano con diffidenza.
«Solo conoscendoci possiamo evolvere insieme», ha concluso. Ed è proprio questo il messaggio che molti hanno portato a casa: il futuro della giustizia e della società non sarà scritto solo da algoritmi, ma anche e soprattutto da relazioni. La vera innovazione sta nel dialogo tra competenze, nel rispetto reciproco tra umano e digitale.
la tecnologia è uno strumento, non un fine. In un’epoca in cui si rischia di delegare sempre più all’intelligenza artificiale, ricordare il valore dell’intelligenza emotiva – quella che nasce attorno a un tavolo, in un confronto autentico, in uno spazio condiviso è più che mai necessario.
Di Samina Sayeda
Mercoledì 21 maggio 2025, la Camera dei Deputati ha ospitato un evento di grande spessore umano e tecnico: L’evento, incentrato sulla mediazione civile e commerciale e sul reinserimento sociale attraverso il lavoro carcerario, ha riunito esperti di giustizia, accademici, e operatori del settore per riflettere sul futuro della società italiana.
A rendere ancora più interessante la giornata è stato l’intervento di Massimiliano Nicolini, direttore della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca - OLITEC, che ha portato sul tavolo una riflessione inaspettata e, per certi versi, illuminante: il rapporto tra mediazione e tecnologia, con uno sguardo particolare all’Intelligenza Artificiale.
Nicolini ha raccontato con sincerità e un pizzico di ironia come: «Ero venuto con un discorso un po' preparato, lo ammetto. Non conoscevo davvero il mondo della mediazione, almeno fino a ieri sera, quando ho avuto la fortuna di cenare con alcuni mediatori. Solo allora ho capito chi siete davvero e cosa fate.»
Nicolini, direttore di un dipartimento di bioinformatica applicata al settore militare, ha raccontato in modo autentico e ironico l’esperienza che ha preceduto il suo intervento. «Fino a quella cena pensavo che mediazione e intelligenza artificiale potessero andare a braccetto. Ma quella sera ho scoperto che parlano due linguaggi molto diversi.»
La riflessione ha preso corpo in una chiave inaspettata ma potente: la tecnologia e in particolare l’intelligenza artificiale non è il nemico, ma nemmeno la soluzione universale. «Dovete avere paura dell’intelligenza artificiale tanto quanto ne avevate di PowerPoint nel 2005», ha scherzato Nicolini, suscitando sorrisi tra i presenti. «È importante iniziare a chiamarla con il suo vero nome: Algoritmo non deterministico ad output programmabile. Suona meno “wow”, ma è più preciso.»
Eppure, da scienziato, non si è fermato all’ironia. Ha riconosciuto che l’IA può effettivamente servire anche nel mondo della mediazione, ma solo in alcune fasi molto specifiche, ad esempio nella gestione dei dati, nell’organizzazione delle informazioni, o nel supporto ai processi burocratici. «Uno dei mediatori alla cena mi ha detto: ‘Ogni tanto ho un’intuizione e risolvo il problema’. Ecco, l’intelligenza artificiale non ha intuizioni. Ha dati, pattern, logiche.»
Il cuore della sua riflessione è stato però un altro: la mediazione vive di relazioni umane, di ascolto, di silenzi e sguardi, di pause che pesano più delle parole. «L’intelligenza artificiale cerca l’efficienza. La mediazione, invece, richiede tempo umano. E questo tempo non può essere automatizzato.»
Questa consapevolezza ha reso il suo intervento uno dei momenti più significativi della giornata, accanto a contributi di altri personaggi come quelli dell’On. Jacopo Morrone, Antonio Uricchio (Presidente ANVUR), Enrico Angelini (Consiglio Nazionale Forense), Tommaso Marvasi (Presidente Osservatorio ADR), e Lucio Ghia (avvocato e docente universitario). Ma Nicolini, con il suo approccio personale e contemporaneo, ha gettato un ponte tra due mondi che spesso si guardano con diffidenza.
«Solo conoscendoci possiamo evolvere insieme», ha concluso. Ed è proprio questo il messaggio che molti hanno portato a casa: il futuro della giustizia e della società non sarà scritto solo da algoritmi, ma anche e soprattutto da relazioni. La vera innovazione sta nel dialogo tra competenze, nel rispetto reciproco tra umano e digitale.
la tecnologia è uno strumento, non un fine. In un’epoca in cui si rischia di delegare sempre più all’intelligenza artificiale, ricordare il valore dell’intelligenza emotiva – quella che nasce attorno a un tavolo, in un confronto autentico, in uno spazio condiviso è più che mai necessario.
Modello di vita, studio e servizio nella Fondazione
Definizione e visione
La comunità educativa è un ecosistema residenziale e laboratoriale che integra vita, studio e responsabilità. Non è solo un luogo, ma un progetto intenzionale di crescita umana e professionale fondato su fraternità, disciplina morale, rispetto e cooperazione.
FraternitàDisciplinaServizioTecnologie BRIA
Valori e ispirazione
Principi francescani di sobrietà e solidarietà, dignità della persona e diritto allo studio. La tecnologia è umanizzata per formare persone libere, competenti e responsabili.
Umano al centro
Norme di riferimento
Codice Civile (artt. 14–42 c.c.)
Consente alle fondazioni di perseguire scopi educativi e gestire strutture come convitti, campus e studentati in coerenza con lo scopo statutario.
D.Lgs. 117/2017 — Codice del Terzo Settore
Artt. 5–6: attività di interesse generale educative e formative
Comprendono istruzione, formazione professionale e percorsi comunitari di crescita personale, anche in forma residenziale.; art. 55: co-programmazione e co-progettazione con PA.
Legge 328/2000 — Sistema integrato di interventi sociali
Riconosce le comunità educative come strumenti di inclusione e prevenzione della dispersione, nel quadro del principio di sussidiarietà.
D.P.R. 616/1977
Attribuisce alle Regioni competenze su riconoscimento e sostegno a strutture educative private con finalità pubbliche e sociali.
Convenzione ONU Diritti del Fanciullo
Artt. 29 e 31: diritto ad un’educazione che sviluppi pienamente la personalità e i talenti in contesti che promuovano dignità e solidarietà.
Compliance trasversale
GDPR (UE 2016/679) per protezione dati; D.Lgs. 81/2008 per salute e sicurezza degli ambienti comunitari.
Struttura organizzativa
Direttore / Coordinatore Responsabile della disciplina, del regolamento e della gestione quotidiana.
Tutor e Formatori BRIA Guidano l’apprendimento tecnico e comportamentale; monitoraggio del percorso.
Educatori civici Custodi di fraternità, rispetto, inclusione, legalità e servizio alla comunità.
Cadetti Residenti o non residenti, selezionati e vincolati al giuramento e al regolamento interno.
Percorso tipo
Orientamento (3 mesi)
Accoglienza, studio del regolamento, fraternità, alfabetizzazione BRIA, sicurezza e privacy.
Addestramento (15 mesi)
Laboratori BRIA, project work, tirocinio interno, vita comunitaria assistita.
Studio accademico (fino a 36 mesi)
Laurea triennale in sincronia con l’addestramento: cybersecurity, informatica, IA.
Regolamento e responsabilità
Diritti e doveri, criteri di ammissione e permanenza.
Convivenza, turnazioni di servizio, decoro degli spazi comuni.
Salute, sicurezza (D.Lgs. 81/2008) e protezione dati (GDPR).
Finalità
Personale e civica: responsabilità, appartenenza, autonomia e spirito critico.
Inclusione e dignità: vitto/alloggio solidale, supporto psicopedagogico, accesso equo.
Riconoscimento e vigilanza
Comunicazione ad autorità competenti (Regione, Comune, Prefettura) con regolamento, piano educativo e organigramma. Possibile riconoscimento come struttura educativa o ente di formazione accreditato, con co-finanziamento pubblico. Vigilanza su sicurezza, igiene e qualità formativa affidata a organi territoriali e al Consiglio della Fondazione.
Lavoro Integrativo art. 16.2.1 Titolo VII
Nel caso in cui un allievo, cadetto o discente iscritto alla Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca si trovi in comprovata condizione di difficoltà economica, tale da non poter sostenere in autonomia le spese di partecipazione al percorso formativo, e tale condizione sia dimostrata ogni oltre ragionevole dubbio, la Fondazione si impegna, compatibilmente con le risorse e le disponibilità locali, ad attivare una procedura di supporto attraverso l’inserimento lavorativo temporaneo.
A tal fine, l’interessato dovrà produrre una lettera formale di richiesta, corredata da una relazione dettagliata, contenente ogni elemento utile alla piena comprensione del contesto economico, sociale e familiare, e ogni documento ritenuto idoneo a comprovare la condizione dichiarata.
Qualora la richiesta venga accolta, la Fondazione potrà stipulare convenzioni operative con attività economiche del territorio circostante alla sede presso cui l’allievo risiede o è in formazione, privilegiando soggetti già aderenti alla rete associativa della Fondazione o che ne condividano valori e finalità.
Non è tuttavia garantito che la Fondazione sia in grado di individuare un’attività lavorativa compatibile con il percorso di studio, in quanto tale possibilità dipende dalle caratteristiche del territorio, dalle disponibilità del momento e dall’equilibrio con gli impegni formativi. L’attività lavorativa dovrà essere svolta esclusivamente al di fuori degli orari programmati di studio.
Le condizioni di lavoro saranno definite in modo trasparente e condiviso tra il cadetto, l’attività convenzionata e un delegato incaricato dalla Fondazione, che avrà il compito di supervisionare l’accordo e verificarne la regolarità e l’equità. Al socio cadetto sarà comunque richiesta unicamente la quota mensile prevista dal regolamento vigente, che potrà essere oggetto di riduzione o parziale compensazione in base agli accordi.
La Fondazione provvederà a monitorare con continuità l’esperienza lavorativa attivata, verificando l’aderenza ai parametri stabiliti e intervenendo in caso di criticità.
Il rifiuto ingiustificato di due proposte lavorative consecutive compatibili con il percorso formativo sarà motivo valido per l’esclusione dell’allievo dalla Fondazione, fatto salvo il diritto dell’interessato di presentare osservazioni scritte che saranno valutate in via preliminare dal Consiglio di disciplina della Fondazione.
Qualora il socio allievo cadetto decida di interrompere il percorso di studio all’interno della fondazione questo non lo esonera dal pagamento completo della quota qualora mantenga in essere il lavoro procuratogli dalla fondazione, in questo caso l’allievo autorizza sin da ora i datori di lavoro a versare per suo conto sino ad estinzione del debito totale le quote dovute direttamente alla fondazione.
Valori Mantenimento ISEE
La quota di mantenimento è relativa a vitto, alloggio, abbigliamento, attrezzatura di base condivisa, servizi domestici interni, viaggi e trasferte programmate per motivi di studio ed addestramento, partecipazione e fiere e congressi, partecipazione a seminari, materiali didattici, licenze ed accessi ai sistemi informativi e quanto altro descritto nel manuale del percorso.
Se invece vuoi usare la nostra intelligenza artificiale (GPT Olitec) e dialogare con lei puoi cliccare qui Avvia il GPT OLITEC
Arruolati
È il tuo momento. L’Italia ha bisogno di te.
Hai mai pensato di fare qualcosa di grande, che lasci un segno? Di mettere le tue capacità, la tua forza, la tua intelligenza e il tuo coraggio al servizio degli altri?
Arruolati oggi. Unisciti a chi ha scelto di non restare a guardare. Che tu sia uomo o donna, che tu venga da una grande città o da un piccolo paese, c’è un posto per te in una squadra che costruisce il futuro, protegge le vite, difende ciò che conta. Non è solo un lavoro. È una scelta di vita.
È l’inizio di un cammino che ti cambierà per sempre.