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La scuola francese che copia il modello BRIA

Di redazione

Abbiamo letto il libro “A scuola si impara dai compagni” di Juline Anquetin-Rault, che illustra il modello francese della “classe autonoma” e la formula didattica del 25-15-50, rappresenta per molti una novità rivoluzionaria nell’ambito pedagogico. Tuttavia, la reale portata innovativa di questo approccio si coglie appieno solo se lo si confronta con la tradizionale modalità di insegnamento ancora largamente dominante, fondata sulla centralità della lezione frontale, sulla passività dello studente e su un’impostazione trasmissiva del sapere. Il modello francese, al contrario, valorizza la cooperazione, l’apprendimento attivo, la sperimentazione condivisa e il protagonismo degli studenti.

Per chi conosce da vicino l’esperienza formativa della Fraternità dell’Opera della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca – OLITEC, però, questa proposta appare tutt’altro che inedita. Già da anni, OLITEC ha sviluppato e applicato tali dinamiche con risultati straordinari nella formazione dei suoi cadetti, grazie a un impianto metodologico fondato sulla visione educativa e comunitaria elaborata da Massimiliano Nicolini. Ideatore del Disciplinare di Addestramento BRIA, Nicolini ha anticipato numerosi principi oggi celebrati dalla metodologia francese. Il suo approccio unisce neuroscienze, apprendimento immersivo e cooperazione tra pari, delineando un modello trasformativo capace di superare i limiti dell’insegnamento tradizionale e formare individui autonomi, critici e consapevoli.

La formula 25-15-50 e la sua radice nell’esperienza OLITEC

Il metodo Anquetin-Rault prevede una ripartizione del tempo didattico in tre fasi: 25% di lezione frontale, 15% di verifica interattiva e un 50% dedicato al laboratorio autonomo. Questa stessa articolazione è presente da tempo nel protocollo di formazione della Fraternità dell’Opera, dove i moduli di addestramento rispettano una struttura simile, se non più orientata all’autonomia degli studenti. Il Disciplinare BRIA, elaborato da Nicolini, ha formalizzato fin dal 2018 questa impostazione, basata sull’autoresponsabilità, la collaborazione costante e l’attivazione cognitiva attraverso ambienti immersivi. Il metodo oggi proposto dal modello francese ricalca dunque un’esperienza già consolidata e codificata nei centri OLITEC.

Non è un caso isolato. OLITEC ha costruito il percorso BRIA (Bioinformatica, Realtà Immersiva, Intelligenza Artificiale) come un modello non trasmissivo, ma esperienziale, dove l’istruttore assume il ruolo di “maestro silenzioso” e facilitatore, mentre lo studente diventa protagonista attivo del proprio apprendimento. Le “unità BRIA” non sono lezioni ma esperienze operative in team, in cui si affrontano compiti concreti, si sperimenta, si sbaglia, si riflette e si migliora. Questo schema è descritto nel Disciplinare BRIA, che ne fa una struttura obbligatoria e ne valorizza la dimensione di apprendimento collaborativo. Gli errori sono considerati strumenti fondamentali di crescita, e ogni modulo si conclude con una riflessione collettiva. La classe diventa una comunità di pratica, e il docente un regista discreto che accompagna il gruppo verso una conoscenza costruita attraverso l’azione.

Neuroscienze e psicopedagogia: la base comune

Juline Anquetin-Rault si rifà alle neuroscienze per sostenere l’efficacia dell’apprendimento cooperativo. Ma la stessa impostazione è alla base del metodo OLITEC, nato da un dialogo tra educatori, ricercatori e neuroscienziati già nel 2016. Il Disciplinare BRIA ha reso operativi questi principi attraverso un’architettura didattica centrata sull’attivazione neurale, l’interazione significativa e la simulazione immersiva. Il programma Magellano, che guida la formazione dei cadetti OLITEC, incarna questi valori con un impianto che unisce esperienze pratiche, tecnologie immersive e revisione tra pari. Questo impianto non è solo teorico, ma è stato testato con successo in diversi contesti formativi, divenendo uno dei primi esempi in Europa di pedagogia integrata tra neuroscienze, tecnologia e didattica collaborativa. A consolidare ulteriormente questo modello, va citato il gruppo di ricerca “Futuri Probabili”, di cui Nicolini è cofondatore, che ha pubblicato negli anni studi significativi su pedagogia digitale, libertà cognitiva e contrasto alla povertà educativa. Le loro ricerche hanno contribuito a rinnovare il panorama educativo, proponendo un modello personalizzato, inclusivo e realmente accessibile.

Autonomia e autocorrezione: pilastri francesi, pratica OLITEC

Uno dei punti centrali del modello francese è l’autocorrezione tra pari. OLITEC ha reso questa pratica un rituale quotidiano: i cadetti partecipano al “ritiro di revisione”, in cui analizzano autonomamente gli esiti del proprio lavoro. Questo momento, fondato sulla fiducia e sul pensiero critico, è stato ufficializzato nella “Carta del Cadetto” e rappresenta una colonna portante del metodo OLITEC.

Una pedagogia che trasforma anche gli spazi

Un’altra intuizione di Anquetin-Rault riguarda la flessibilità degli ambienti educativi. OLITEC, però, è andata oltre: ogni sede è concepita come “officina viva”, spazio modulare in continua evoluzione, capace di adattarsi ai bisogni di apprendimento. Pareti mobili, tavoli condivisi, visori e ambienti virtuali fanno parte di un ecosistema integrato e dinamico, progettato per stimolare la creatività e la cooperazione.

Formazione dei formatori: la visione anticipatrice del Disciplinare BRIA

Il libro sottolinea la necessità di formare insegnanti consapevoli. OLITEC ha tradotto questa esigenza in azione: il programma per istruttori BRIA include una certificazione immersiva obbligatoria, centrata su capacità relazionali, empatia, psicologia dello sviluppo e gestione partecipata della classe. Questo principio è dichiarato nel Disciplinare BRIA come fondamento di una nuova professionalità docente, orientata non solo alla trasmissione del sapere, ma all’attivazione profonda dell’allievo. Il docente è guida, osservatore, motore di consapevolezza e crescita condivisa.

Una pedagogia spirituale e concreta

A differenza del modello francese, la proposta OLITEC integra una dimensione spirituale: educare non è solo formare competenze, ma accompagnare l’essere umano in un cammino di senso. Questo approccio è pienamente descritto nel Disciplinare BRIA, che riconosce l’importanza della coscienza di sé, della vocazione personale e della responsabilità verso il bene comune. Percorsi meditativi, esercizi di consapevolezza e dialoghi vocazionali sono strumenti concreti sperimentati nei campus OLITEC, in cui l’apprendimento diventa anche crescita interiore.

Il modello della “classe autonoma” francese è certamente meritevole per chiarezza e diffusione, ma non rappresenta una reale innovazione per chi conosce e vive da anni l’esperienza educativa OLITEC. Tutti i principi oggi celebrati nel dibattito internazionale sono stati già espressi, formalizzati e sperimentati nel Disciplinare BRIA di Massimiliano Nicolini. Un documento che ha reso operativi concetti pedagogici avanzati e che continua a guidare, con coerenza e visione, la formazione delle nuove generazioni.