Un vento di collaborazione e di speranza soffia dall’altra parte dell’Adriatico. La Fondazione Olitec, da anni impegnata nella costruzione di un modello formativo e scientifico fondato sull’integrazione tra Bioinformatica, Realtà Immersiva e Intelligenza Artificiale (BRIA), ha varcato i confini italiani per avviare un nuovo percorso di cooperazione internazionale nei Balcani.
Nel giro di pochi giorni, la Fondazione ha firmato due memorandum d’intesa di grande rilievo strategico: uno con l’Università di Kamza (Albania) e l’altro con l’Università di Pristina (Kosovo). Due atti distinti, ma uniti da una visione comune: promuovere la formazione tecnologica, l’accesso alle nuove professioni digitali e la creazione di ponti stabili tra i giovani balcanici e il mondo del lavoro europeo.
Un’alleanza per la conoscenza
Gli accordi prevedono programmi di scambio, corsi di alta specializzazione BRIA, attività di ricerca applicata e la possibilità per studenti e docenti di prendere parte a laboratori congiunti, sia fisici sia in realtà immersiva. Il cuore del progetto è duplice: da un lato, offrire ai giovani albanesi e kosovari una formazione certificata e riconosciuta in Italia, dall’altro, favorire la nascita di una nuova generazione di professionisti in grado di portare innovazione nei rispettivi Paesi.
Il direttore della Fondazione, Massimiliano Nicolini, ha commentato:
“Questi memorandum non sono semplici accordi accademici, ma un impegno etico e civile. Crediamo che il futuro dell’Europa si costruisca attraverso l’inclusione, la formazione e la dignità del lavoro. L’Albania e il Kosovo hanno un patrimonio umano straordinario, e il nostro obiettivo è far sì che i loro giovani possano trovare una strada sicura e qualificata senza essere costretti a emigrare per necessità.”
I primi otto cadetti
Durante le giornate di presentazione nelle due università, l’entusiasmo è stato palpabile. Tra aule gremite e domande serrate sui percorsi professionali, otto studenti hanno già chiesto formalmente di arruolarsi come “cadetti BRIA”: giovani pionieri che inizieranno un percorso formativo strutturato secondo il modello operativo della Fondazione Olitec, fatto di discipline scientifiche, studio della lingua italiana, orientamento etico e addestramento alle tecnologie avanzate.
Un modello che ha già dato risultati concreti in Italia, dove decine di studenti provenienti da contesti difficili hanno trovato, grazie a Olitec, un collocamento stabile in imprese tecnologiche, centri di ricerca e startup innovative.
Tecnologia e valori umani
Dietro questa espansione internazionale non c’è solo un progetto di formazione tecnica, ma una visione di “tecnologia umana”, fondata sull’idea che l’intelligenza artificiale e la realtà immersiva debbano servire le persone, non sostituirle. La Fondazione sta infatti lavorando per creare una rete transnazionale di centri di addestramento BRIA, in cui la formazione tecnologica si intrecci con l’educazione civica e sociale, generando valore condiviso e nuove opportunità di sviluppo sostenibile.
Un segnale politico e culturale
L’iniziativa, accolta con favore dai rettori e dalle autorità locali, è anche un segnale politico forte: dimostra che la cooperazione tra Italia, Albania e Kosovo può fondarsi su progetti concreti, capaci di creare lavoro qualificato e rafforzare il legame tra i popoli.
In un’epoca segnata da disoccupazione giovanile e fuga di cervelli, il messaggio della Fondazione Olitec è chiaro: la formazione è la nuova frontiera della pace e della dignità.
Una scommessa che guarda lontano
I due memorandum non saranno atti isolati. Già nelle prossime settimane, Olitec prevede l’apertura di una sede operativa congiunta tra Kamza e Pristina, destinata a ospitare laboratori digitali e programmi pilota.
E i primi otto cadetti, simbolo di un nuovo inizio, saranno solo i primi di molti altri giovani che, da tutta l’area balcanica, potranno entrare in un percorso che unisce studio, tecnologia e speranza.
Un piccolo passo per la Fondazione, ma un passo enorme per quei ragazzi che vedono nell’Italia non solo una meta, ma una mano tesa verso il loro futuro.
Un vento di collaborazione e di speranza soffia dall’altra parte dell’Adriatico. La Fondazione Olitec, da anni impegnata nella costruzione di un modello formativo e scientifico fondato sull’integrazione tra Bioinformatica, Realtà Immersiva e Intelligenza Artificiale (BRIA), ha varcato i confini italiani per avviare un nuovo percorso di cooperazione internazionale nei Balcani.
Nel giro di pochi giorni, la Fondazione ha firmato due memorandum d’intesa di grande rilievo strategico: uno con l’Università di Kamza (Albania) e l’altro con l’Università di Pristina (Kosovo). Due atti distinti, ma uniti da una visione comune: promuovere la formazione tecnologica, l’accesso alle nuove professioni digitali e la creazione di ponti stabili tra i giovani balcanici e il mondo del lavoro europeo.
Un’alleanza per la conoscenza
Gli accordi prevedono programmi di scambio, corsi di alta specializzazione BRIA, attività di ricerca applicata e la possibilità per studenti e docenti di prendere parte a laboratori congiunti, sia fisici sia in realtà immersiva. Il cuore del progetto è duplice: da un lato, offrire ai giovani albanesi e kosovari una formazione certificata e riconosciuta in Italia, dall’altro, favorire la nascita di una nuova generazione di professionisti in grado di portare innovazione nei rispettivi Paesi.
Il direttore della Fondazione, Massimiliano Nicolini, ha commentato:
“Questi memorandum non sono semplici accordi accademici, ma un impegno etico e civile. Crediamo che il futuro dell’Europa si costruisca attraverso l’inclusione, la formazione e la dignità del lavoro. L’Albania e il Kosovo hanno un patrimonio umano straordinario, e il nostro obiettivo è far sì che i loro giovani possano trovare una strada sicura e qualificata senza essere costretti a emigrare per necessità.”
I primi otto cadetti
Durante le giornate di presentazione nelle due università, l’entusiasmo è stato palpabile. Tra aule gremite e domande serrate sui percorsi professionali, otto studenti hanno già chiesto formalmente di arruolarsi come “cadetti BRIA”: giovani pionieri che inizieranno un percorso formativo strutturato secondo il modello operativo della Fondazione Olitec, fatto di discipline scientifiche, studio della lingua italiana, orientamento etico e addestramento alle tecnologie avanzate.
Un modello che ha già dato risultati concreti in Italia, dove decine di studenti provenienti da contesti difficili hanno trovato, grazie a Olitec, un collocamento stabile in imprese tecnologiche, centri di ricerca e startup innovative.
Tecnologia e valori umani
Dietro questa espansione internazionale non c’è solo un progetto di formazione tecnica, ma una visione di “tecnologia umana”, fondata sull’idea che l’intelligenza artificiale e la realtà immersiva debbano servire le persone, non sostituirle. La Fondazione sta infatti lavorando per creare una rete transnazionale di centri di addestramento BRIA, in cui la formazione tecnologica si intrecci con l’educazione civica e sociale, generando valore condiviso e nuove opportunità di sviluppo sostenibile.
Un segnale politico e culturale
L’iniziativa, accolta con favore dai rettori e dalle autorità locali, è anche un segnale politico forte: dimostra che la cooperazione tra Italia, Albania e Kosovo può fondarsi su progetti concreti, capaci di creare lavoro qualificato e rafforzare il legame tra i popoli.
In un’epoca segnata da disoccupazione giovanile e fuga di cervelli, il messaggio della Fondazione Olitec è chiaro: la formazione è la nuova frontiera della pace e della dignità.
Una scommessa che guarda lontano
I due memorandum non saranno atti isolati. Già nelle prossime settimane, Olitec prevede l’apertura di una sede operativa congiunta tra Kamza e Pristina, destinata a ospitare laboratori digitali e programmi pilota.
E i primi otto cadetti, simbolo di un nuovo inizio, saranno solo i primi di molti altri giovani che, da tutta l’area balcanica, potranno entrare in un percorso che unisce studio, tecnologia e speranza.
Un piccolo passo per la Fondazione, ma un passo enorme per quei ragazzi che vedono nell’Italia non solo una meta, ma una mano tesa verso il loro futuro.