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Intelligenza Artificiale: resistere o abbracciare la sfida?

“Strumento affascinante e tremendo al tempo stesso”

Sen Dario Stefàno - Manager e docente universitario

Parole illuminanti di qualche mese fa con cui Papa Francesco riuscì a fotografare, al meglio, il sentimento e le angosce di molti di noi quando ci approcciamo verso ciò che sta già cambiando la nostra vita quotidiana, parlo dell’intelligenza artificiale.

Se è vero, infatti, come molti ritengono, che siamo alla vigilia della “quarta rivoluzione industriale”, sarebbe un delitto non riflettere e operare, in maniera aperta e poco ideologica, verso rischi e opportunità che l’IA porterà nei nostri processi produttivi, nel mercato del lavoro, nell’informazione, nel funzionamento della Pubblica Amministrazione, così come nella sicurezza e nella sanità. Nella nostra vita quotidiana, appunto.

Una sfida, una vera rivoluzione, che segnerà le nostre economie e le nostre vite per i decenni a venire, a cui non è sufficiente rispondere con gli strumenti tradizionali che, al contrario, abbiamo assunto in occasione delle precedenti grandi trasformazioni industriali che hanno attraversato gli ultimi decenni. Nessun piano di ammortizzatori sociali, di scivoli pensionistici e di cose simili ci metterebbe al riparo dalla forza di una nuova tecnologia capace di riprodurre sé stessa a velocità superiori ed a prescindere dall’apporto umano.

Una persona con cuffie e occhiali guarda intensamente un pannello luminoso che rappresenta un'intelligenza artificiale, con linee e punti di connessione che simboleggiano dati e algoritmi.

E allora è proprio nel valore “umano”, nel senso più alto del termine, a cui dobbiamo fare riferimento. E anche qui le parole di Francesco, pronunciate in occasione del G7, possono essere un faro illuminante: “ … la macchina può compiere scelte algoritmiche mentre l’essere umano non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere ...”

Quindi molto bene lavorare a tutto quel complesso di norme capaci di prevenire le ricadute sulla sfera dei diritti fondamentali, delle libertà individuali e della privacy che l’IA rischia di determinare, ma senza in alcun modo limitarne le straordinarie potenzialità innovative che ancora, solo in parte, oggi possiamo intravedere nella loro massima potenzialità espansiva.

Penso in particolare alla sanità ed al salto di qualità di cui tutto il settore della diagnostica e della prevenzione beneficerebbero da un “uso razionale e governato” delle capacità dei nuovi sistemi di calcolo; ma penso anche al tema della sicurezza, del singolo individuo e delle comunità, che deve a mio avviso conservare ragioni di priorità anche rispetto alle legittime esigenze o, per altri versi, sacrosanti diritti di privacy.

Così come penso, ancora, al mondo della produzione e, in particolare, a due settori produttivi a cui mi sento molto legato, l’agricoltura e il turismo, che generano già tanto impatto economico e occupazione nel nostro Paese e ancora più potrebbero generarne proprio grazie a questa nuova frontiera tecnologica.

Comparti produttivi che solo a prima vista sembrerebbero i meno interessati da questa rivoluzione ma che, al contrario, ne saranno segnati profondamente nei prossimi anni. Basti pensare alle straordinarie opportunità che l’intelligenza artificiale ci offrirà nella mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici in agricoltura, con la capacità di prevedere in maniera sempre più precisa le variazioni climatiche, le precipitazioni e, quindi, di adottare le contromisure più efficaci; così come nel settore del turismo, laddove ci consentirà di utilizzare piattaforme sempre più performanti per l’incontro della domanda e dell’offerta, capace di promuovere forme di turismo oggi ancora troppo poco diffuse ma già assai desiderate.

E, ancora, penso a quanto l’IA potrà trasformarle le nostre città in smart city, città intelligenti, capaci quindi di servizi più efficienti e veloci, di una migliore mobilità e quanto potrà essere decisiva per l’efficientamento della Pubblica Amministrazione. Come infine, rispetto all’altra sfida ambiziosa che abbiamo davanti, ovvero riuscire a determinare un utilizzo sempre più efficiente delle risorse energetiche, che è poi l’asse portante della decarbonizzazione e della transizione energetica.

Se questa è la posta in gioco che abbiamo di fronte, allora dobbiamo mettere in campo, come ci hanno indicato anche le riflessioni dell’amato Pontefice emerge con forza, un vero e proprio nuovo “umanesimo”: rimettere l’essere umano al centro delle grandi trasformazioni.

Troppo spesso abbiamo pensato che ogni nuova conquista tecnologica avrebbe portato con sé progresso e benefici per tutti, ma così non è stato. In troppi sono rimasti indietro. Per alcune resistenze ideologiche e non per colpa di una evoluzione tecnologica, oggettivamente inarrestabile.

Perché ciò non accada di nuovo tocca a tutti noi lavorare, da subito, certamente per mitigarne i pericoli, ma anche sapendo restare lucidi per guardare con fiducia “oltre l’ostacolo”, perché ogni conquista tecnologica è indubitabilmente una nuova apertura al progresso e, quindi, alla crescita e ai conseguenti possibili benefici.