
Benvenuti nel Forum della Fondazione Olitec. Questo spazio è stato creato per promuovere la trasparenza e facilitare la comunicazione tra la Fondazione Olitec e tutti coloro che desiderano entrare a far parte del nostro team, in particolare per il ruolo di Sales. Il nostro forum è uno strumento di dialogo aperto e costruttivo dove i candidati possono porre domande, condividere esperienze e ottenere risposte dirette sui vari aspetti del processo di selezione e sulle opportunità di carriera offerte dalla Fondazione.
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Questo spazio è pensato anche per favorire la condivisione delle esperienze personali: potrete raccontare il vostro percorso e scoprire come altri candidati stanno affrontando questa opportunità. Vi invitiamo a partecipare attivamente, a rispettare gli altri membri della community e a mantenere un tono di dialogo collaborativo e positivo.
I nuovi orizzonti della Fondazione – Formazione e Addestramento BRIA a Kiev, Bucarest e in Calabria
Cita da Fondazione Olitec su 21 Giugno 2025, 12:23 pmIn un mondo che cambia con velocità vertiginosa, le società capaci di evolversi sono quelle che investono nella formazione delle persone prima ancora che nelle infrastrutture. Le discipline BRIA – Bioinformatica, Realtà Immersiva e Intelligenza Artificiale – non sono semplicemente una nuova frontiera del sapere, ma rappresentano già oggi il nucleo strategico attorno a cui si stanno riconfigurando i modelli produttivi, sanitari, educativi e sociali a livello globale. Parliamo di ambiti che non sono più confinati alla ricerca d’élite, ma che toccano ormai ogni aspetto della vita quotidiana: dalla diagnostica medica alla gestione agricola, dalla formazione scolastica all’ingegneria ambientale, fino alla cybersicurezza e alla difesa dei diritti digitali.
Questa riconfigurazione non è solo tecnica, ma profondamente politica. Nel XXI secolo, la competenza nelle tecnologie BRIA si sta delineando come un nuovo asse di potere geopolitico. Chi forma capitale umano in grado di sviluppare, governare e difendere sistemi di intelligenza artificiale, realtà immersiva e infrastrutture bioinformatiche si colloca automaticamente al centro della competizione strategica internazionale. I documenti strategici della NATO, così come il recente rapporto Science and Technology Trends 2025–2045, indicano chiaramente come l’IA e le tecnologie immersive non siano più soltanto strumenti ausiliari, ma vere e proprie “tecnologie di supremazia”, capaci di determinare gli equilibri tra potenze. Allo stesso modo, l’Unione Europea ha inserito le competenze digitali avanzate e l’uso etico dell’IA tra le sue priorità cardine per garantire autonomia strategica e resilienza democratica.
In questo scenario, le discipline BRIA assumono il ruolo di leva fondamentale anche per le politiche nazionali di coesione e sviluppo. Non si tratta solo di colmare un gap digitale, ma di evitare che interi territori diventino periferie cognitive, escluse dai flussi di innovazione. Investire in BRIA significa infatti disinnescare disuguaglianze di lungo corso, spezzare il circolo vizioso tra emarginazione tecnologica e marginalizzazione economica, e creare nuovi poli di attrazione che trasformano le periferie in laboratori sperimentali per l’Europa del futuro.
È in questa cornice che la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca colloca la sua azione. Non come erogatore passivo di formazione, ma come soggetto attivo di diplomazia tecnologica, in grado di dialogare con i territori fragili così come con i centri di eccellenza, con le aree di crisi e le zone industriali avanzate. La formazione BRIA diventa così un’azione di politica estera dal basso, una forma di cooperazione internazionale non più mediata dalle logiche della finanza o delle armi, ma dalla condivisione della conoscenza e dalla costruzione di competenze che abilitano i popoli a essere protagonisti del proprio destino.
In Ucraina come in Calabria, la formazione nelle tecnologie BRIA non è solo un’opportunità individuale per i giovani coinvolti, ma una scelta di campo per l’intero continente europeo. In un momento storico in cui l’informazione è un campo di battaglia, i dati una risorsa più preziosa del petrolio, e l’algoritmo uno strumento di potere, saper leggere e scrivere il codice che governa il mondo digitale diventa un atto di sovranità, di emancipazione, e di costruzione di pace.
Scommettere oggi sulla formazione BRIA non è una scelta futuristica, ma un’urgenza civile e geopolitica. L’Italia e l’Europa non possono più permettersi di assistere inerti all’evoluzione di una nuova geografia del sapere e del potere tecnologico. Abbiamo bisogno di giovani capaci non solo di usare questi strumenti, ma soprattutto di comprenderli nei loro risvolti più profondi: etici, economici, energetici e culturali. È in gioco la capacità di essere protagonisti della trasformazione in atto, e non semplici consumatori o periferie digitali guidate da altri.
In un’epoca in cui i confini della sovranità non si misurano più solo in termini di territori fisici, ma in capacità algoritmiche, in dominio sull’analisi predittiva dei dati, nella gestione autonoma delle infrastrutture digitali e nella difesa della verità scientifica, le tecnologie BRIA diventano uno strumento strategico per la democrazia stessa. La loro diffusione o esclusione produrrà – e in parte già produce – nuove diseguaglianze sistemiche tra cittadini, regioni, Stati. Chi padroneggerà le tecnologie intelligenti potrà accedere a un lavoro dignitoso, partecipare a pieno titolo alla cittadinanza del futuro, contribuire all’economia della conoscenza e difendere i propri diritti digitali. Chi ne resterà escluso, rischia una nuova forma di analfabetismo sociale e culturale, fatta non di ignoranza tradizionale, ma di marginalità informatica.
Questo è il nuovo spartiacque che attraverserà le nostre società nei prossimi anni. Non sarà più sufficiente parlare di “inclusione” in modo generico, ma sarà necessario costruire veri e propri corridoi educativi nei quali la formazione BRIA diventi un diritto accessibile, diffuso, concreto. È per questo che la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca ha scelto di concentrare ogni risorsa, ogni competenza e ogni sforzo in un’unica grande missione: costruire un modello di addestramento BRIA che sia insieme capillare, flessibile e profondamente radicato nei territori.
Non un'accademia chiusa, ma una scuola aperta al mondo, che attraversa le aree interne, si insedia nei quartieri difficili, entra nelle università come nei convitti, nei centri giovanili e nei poli industriali, nei piccoli comuni e nei grandi scenari internazionali. Un modello che non si limita a insegnare strumenti, ma genera comunità competenti, consapevoli e connesse. È qui che prende forma una nuova infrastruttura immateriale dell’Europa: fatta non di cavi e server, ma di menti formate, di giovani addestrati alla complessità, di cittadini capaci di abitare la rivoluzione digitale con coscienza e responsabilità.
È questo il cuore della scommessa BRIA: formare non solo per lavorare, ma per comprendere e trasformare il mondo che ci attende.
Dalla resilienza alla rinascita: il polo di Kiev
Il primo passo di questa nuova fase del programma internazionale BRIA è l’apertura del centro di formazione a Kiev, una città simbolo della resistenza e della volontà di ricostruzione. In un contesto segnato dalle ferite profonde del conflitto, la scelta della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca di investire in alta formazione proprio nel cuore dell’Ucraina rappresenta molto più di un atto progettuale: è una dichiarazione politica, etica e culturale. È la volontà di affermare che la conoscenza è l’antidoto più potente contro la distruzione e che l’educazione è la prima vera infrastruttura di pace.
Il centro BRIA di Kiev non sarà un semplice luogo di trasmissione di competenze, ma un presidio umano, tecnologico e simbolico. Qui si formeranno nuove generazioni di tecnologi della rinascita: giovani che diventeranno operatori della salute digitale capaci di intervenire in contesti di emergenza; progettisti di realtà immersiva per la rigenerazione urbana; ingegneri di sistemi intelligenti per la sicurezza e la logistica nei territori complessi; bioinformatici pronti a gestire dati sanitari e ambientali con strumenti predittivi avanzati.
Il modello formativo adottato è modulare, resiliente e adattabile al contesto. Ogni percorso sarà costruito attorno a tre pilastri: una didattica esperienziale fondata su simulazioni immersive e ambienti virtuali ad alta fedeltà; un’infrastruttura mobile che permetta di operare anche in condizioni logistiche difficili; e una sinergia permanente con il tessuto istituzionale e universitario ucraino, così da radicare il progetto nella realtà locale e non imporre un modello esterno. Sarà centrale, ad esempio, l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale per l’ottimizzazione dei flussi umanitari e della logistica sanitaria, una necessità concreta in una nazione che ha visto interi sistemi sanitari e amministrativi collassare sotto l’impatto della guerra.
Ma il centro di Kiev sarà anche qualcosa di più: un laboratorio di diplomazia tecnologica. In un tempo in cui le alleanze non si costruiscono solo con i trattati ma anche con la condivisione di sapere e competenze, formare insieme giovani ucraini, europei e internazionali vuol dire costruire ponti concreti, collaborazioni durature, reti di cooperazione che superano la contingenza bellica. In questo senso, BRIA a Kiev diventa una piattaforma non solo educativa, ma geopolitica: una risposta operativa alla necessità di rilanciare il ruolo dell’Europa orientale come spazio vivo di innovazione, democrazia digitale e diritti.
Questo progetto sarà accompagnato da un coinvolgimento diretto di attori internazionali: università, fondazioni scientifiche, centri di ricerca e aziende tecnologiche che riconoscono l’importanza strategica di investire in capitale umano in aree post-conflitto. Ogni studente formato sarà un vettore di ricostruzione non solo fisica, ma culturale e sociale. Ogni laboratorio attivato sarà un presidio contro la frammentazione e un generatore di futuro.
Kiev non sarà quindi solo un punto geografico in cui si sviluppa una nuova sede: sarà un cuore pulsante dell’idea stessa di BRIA come tecnologia di pace, come conoscenza al servizio della rigenerazione. La rinascita dell’Ucraina passa anche da qui.
La Calabria come laboratorio permanente del Sud Italia
Contestualmente al progetto internazionale avviato a Kiev, l’Italia si prepara ad accogliere un nuovo importante tassello della strategia formativa della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca: l’apertura di un polo BRIA in Calabria. Una regione spesso dimenticata dai grandi investimenti tecnologici e infrastrutturali, ma che conserva, intatte, ricchezze umane, culturali e ambientali in grado di generare un nuovo paradigma di innovazione etica, radicata e territoriale. È proprio in questi contesti, dove la distanza dai centri decisionali può trasformarsi in spinta all’autonomia e alla creatività, che la formazione BRIA trova il terreno ideale per esprimere la sua piena potenza trasformativa.
L’obiettivo non è replicare passivamente modelli già applicati altrove, ma creare un centro calibrato sulla realtà del Sud, che sia capace di parlare la lingua dei territori, rispondere alle esigenze delle comunità, dialogare con le imprese locali, valorizzare i giovani e ridare slancio a istituti scolastici e universitari che attendono da tempo un progetto di respiro internazionale. Il modello BRIA, già testato con successo in Romania e Ucraina, verrà qui arricchito da un approccio integrato che unisce sapere tecnologico, pratiche agricole innovative, gestione ambientale, cultura digitale e responsabilità civica.
Il centro calabrese sarà molto più di un polo formativo: sarà un laboratorio permanente di cittadinanza tecnologica. Agricoltura di precisione, uso della bioinformatica per il monitoraggio ambientale e sanitario, applicazione della realtà immersiva nella valorizzazione turistica e nella tutela del patrimonio culturale, intelligenza artificiale per ottimizzare i servizi pubblici locali, simulazione digitale per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici – saranno queste alcune delle principali aree di intervento. La metodologia sarà fondata sul “learning by doing”: ogni studente apprenderà non solo attraverso lezioni teoriche, ma soprattutto con laboratori pratici, simulazioni, visori immersivi, piattaforme di addestramento in realtà aumentata e ambienti digitali interattivi.
Ma l’ambizione più alta del progetto è contrastare con forza la fuga di cervelli che da decenni impoverisce il Sud. Offrire in Calabria una formazione di livello europeo nelle discipline BRIA significa permettere a migliaia di giovani di non dover più scegliere tra la crescita professionale e il legame con la propria terra. Significa dire, con forza, che il futuro può e deve germogliare anche nei luoghi che la narrazione dominante ha considerato marginali. La presenza della Fondazione in Calabria rappresenta, dunque, una scelta di campo: un atto di fiducia e di giustizia verso un Mezzogiorno spesso dimenticato, ma centrale nel nuovo assetto geopolitico ed ecologico del continente.
Il centro sarà costruito in stretta collaborazione con le amministrazioni locali, le scuole, i consorzi agricoli, le associazioni culturali e le imprese innovative già attive sul territorio. Particolare attenzione sarà data all’inclusione dei NEET – giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione – per i quali verranno attivati programmi di inserimento personalizzati, con borse di studio e tutoraggi individuali. Un’alleanza, dunque, tra scuola, territorio e innovazione che punta a restituire senso e dignità a ogni singolo percorso di apprendimento.
In un tempo in cui il Sud viene spesso evocato come un problema, la Fondazione BRIA vuole dimostrare che può essere una risorsa strategica, una piattaforma fertile per progettare modelli formativi replicabili in tutto il Mediterraneo. La Calabria non sarà più soltanto una terra da cui si parte: sarà una terra in cui si resta, si ritorna, si costruisce. Una terra che forma le menti, protegge i talenti e immagina il futuro.
Un disegno strategico coerente e inclusivo
L’intero programma – da Bucarest a Kiev, dalla Calabria ai prossimi poli già in fase di progettazione – risponde a una visione sistemica e lungimirante della formazione, dove ogni sede non è un’isola, ma un nodo di una rete transnazionale, cooperativa e interdipendente. È una strategia che rifiuta la centralizzazione e la verticalità tipica dei vecchi modelli educativi, e che invece abbraccia un paradigma distribuito: quello della conoscenza come bene comune, accessibile ovunque, scalabile, contestuale e trasformativo.
Il principio che guida la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca è semplice quanto rivoluzionario: non devono essere le persone a migrare verso i centri del sapere, ma è il sapere a dover raggiungere le persone, ovunque esse si trovino. Questa inversione di prospettiva è oggi una delle sfide più alte dell’educazione contemporanea. Portare la tecnologia nei luoghi che più hanno bisogno di essere rigenerati – le periferie urbane, le aree interne, i territori post-bellici, le regioni abbandonate – significa compiere un atto di giustizia e di progettualità al tempo stesso. Significa trasformare la formazione in strumento di ricostruzione sociale, di emancipazione culturale, di rilancio economico e di stabilità geopolitica.
Non si tratta di una rete neutrale o tecnocratica. Al contrario, la Fondazione agisce in maniera indipendente da logiche di mercato, da filiere accademiche tradizionali o da interessi geopolitici che spesso utilizzano la formazione come strumento di influenza. L’azione BRIA si fonda su tre pilastri non negoziabili: la pace come orizzonte, la dignità umana come misura, e la valorizzazione delle risorse locali come metodo. In ogni sede si privilegia l’ascolto del territorio, la costruzione di percorsi formativi coerenti con i bisogni reali delle comunità, e la promozione di una cittadinanza tecnologica consapevole e attiva.
Le prossime settimane vedranno una mobilitazione capillare: squadre di formatori, tecnici, mediatori culturali e tutor BRIA saranno operativi per avviare i primi corsi, orientare i partecipanti, formare i formatori, stringere alleanze con le realtà istituzionali e produttive locali. Si lavorerà a stretto contatto con scuole, università, comuni, associazioni e imprese, per costruire ecosistemi educativi dinamici, in grado di sostenersi nel tempo e di generare impatto reale.
L’offerta non è rivolta solo a studenti: il programma BRIA prevede attività specifiche anche per docenti, amministratori pubblici, professionisti in fase di riqualificazione, imprenditori interessati a innovare i propri modelli di business. Tutti potranno accedere a contenuti di alto livello, a strumentazioni avanzate, a percorsi di accompagnamento individuale e a una comunità di apprendimento in continua crescita. Perché la rivoluzione BRIA è innanzitutto culturale: non riguarda solo ciò che si impara, ma come si apprende, con chi, e per quale scopo.
Chiunque desideri partecipare a questo cammino – come corsista, collaboratore, ente ospitante o semplice osservatore – troverà nella Fondazione un alleato attento, un partner affidabile, un laboratorio aperto. La tecnologia, se guidata da una visione etica, inclusiva e umanocentrica, può ancora essere lo strumento più potente per generare futuro. E questo futuro si costruisce, un nodo alla volta, dentro una rete di conoscenza che non lascia indietro nessuno.
In un mondo che cambia con velocità vertiginosa, le società capaci di evolversi sono quelle che investono nella formazione delle persone prima ancora che nelle infrastrutture. Le discipline BRIA – Bioinformatica, Realtà Immersiva e Intelligenza Artificiale – non sono semplicemente una nuova frontiera del sapere, ma rappresentano già oggi il nucleo strategico attorno a cui si stanno riconfigurando i modelli produttivi, sanitari, educativi e sociali a livello globale. Parliamo di ambiti che non sono più confinati alla ricerca d’élite, ma che toccano ormai ogni aspetto della vita quotidiana: dalla diagnostica medica alla gestione agricola, dalla formazione scolastica all’ingegneria ambientale, fino alla cybersicurezza e alla difesa dei diritti digitali.
Questa riconfigurazione non è solo tecnica, ma profondamente politica. Nel XXI secolo, la competenza nelle tecnologie BRIA si sta delineando come un nuovo asse di potere geopolitico. Chi forma capitale umano in grado di sviluppare, governare e difendere sistemi di intelligenza artificiale, realtà immersiva e infrastrutture bioinformatiche si colloca automaticamente al centro della competizione strategica internazionale. I documenti strategici della NATO, così come il recente rapporto Science and Technology Trends 2025–2045, indicano chiaramente come l’IA e le tecnologie immersive non siano più soltanto strumenti ausiliari, ma vere e proprie “tecnologie di supremazia”, capaci di determinare gli equilibri tra potenze. Allo stesso modo, l’Unione Europea ha inserito le competenze digitali avanzate e l’uso etico dell’IA tra le sue priorità cardine per garantire autonomia strategica e resilienza democratica.
In questo scenario, le discipline BRIA assumono il ruolo di leva fondamentale anche per le politiche nazionali di coesione e sviluppo. Non si tratta solo di colmare un gap digitale, ma di evitare che interi territori diventino periferie cognitive, escluse dai flussi di innovazione. Investire in BRIA significa infatti disinnescare disuguaglianze di lungo corso, spezzare il circolo vizioso tra emarginazione tecnologica e marginalizzazione economica, e creare nuovi poli di attrazione che trasformano le periferie in laboratori sperimentali per l’Europa del futuro.
È in questa cornice che la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca colloca la sua azione. Non come erogatore passivo di formazione, ma come soggetto attivo di diplomazia tecnologica, in grado di dialogare con i territori fragili così come con i centri di eccellenza, con le aree di crisi e le zone industriali avanzate. La formazione BRIA diventa così un’azione di politica estera dal basso, una forma di cooperazione internazionale non più mediata dalle logiche della finanza o delle armi, ma dalla condivisione della conoscenza e dalla costruzione di competenze che abilitano i popoli a essere protagonisti del proprio destino.
In Ucraina come in Calabria, la formazione nelle tecnologie BRIA non è solo un’opportunità individuale per i giovani coinvolti, ma una scelta di campo per l’intero continente europeo. In un momento storico in cui l’informazione è un campo di battaglia, i dati una risorsa più preziosa del petrolio, e l’algoritmo uno strumento di potere, saper leggere e scrivere il codice che governa il mondo digitale diventa un atto di sovranità, di emancipazione, e di costruzione di pace.
Scommettere oggi sulla formazione BRIA non è una scelta futuristica, ma un’urgenza civile e geopolitica. L’Italia e l’Europa non possono più permettersi di assistere inerti all’evoluzione di una nuova geografia del sapere e del potere tecnologico. Abbiamo bisogno di giovani capaci non solo di usare questi strumenti, ma soprattutto di comprenderli nei loro risvolti più profondi: etici, economici, energetici e culturali. È in gioco la capacità di essere protagonisti della trasformazione in atto, e non semplici consumatori o periferie digitali guidate da altri.
In un’epoca in cui i confini della sovranità non si misurano più solo in termini di territori fisici, ma in capacità algoritmiche, in dominio sull’analisi predittiva dei dati, nella gestione autonoma delle infrastrutture digitali e nella difesa della verità scientifica, le tecnologie BRIA diventano uno strumento strategico per la democrazia stessa. La loro diffusione o esclusione produrrà – e in parte già produce – nuove diseguaglianze sistemiche tra cittadini, regioni, Stati. Chi padroneggerà le tecnologie intelligenti potrà accedere a un lavoro dignitoso, partecipare a pieno titolo alla cittadinanza del futuro, contribuire all’economia della conoscenza e difendere i propri diritti digitali. Chi ne resterà escluso, rischia una nuova forma di analfabetismo sociale e culturale, fatta non di ignoranza tradizionale, ma di marginalità informatica.
Questo è il nuovo spartiacque che attraverserà le nostre società nei prossimi anni. Non sarà più sufficiente parlare di “inclusione” in modo generico, ma sarà necessario costruire veri e propri corridoi educativi nei quali la formazione BRIA diventi un diritto accessibile, diffuso, concreto. È per questo che la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca ha scelto di concentrare ogni risorsa, ogni competenza e ogni sforzo in un’unica grande missione: costruire un modello di addestramento BRIA che sia insieme capillare, flessibile e profondamente radicato nei territori.
Non un'accademia chiusa, ma una scuola aperta al mondo, che attraversa le aree interne, si insedia nei quartieri difficili, entra nelle università come nei convitti, nei centri giovanili e nei poli industriali, nei piccoli comuni e nei grandi scenari internazionali. Un modello che non si limita a insegnare strumenti, ma genera comunità competenti, consapevoli e connesse. È qui che prende forma una nuova infrastruttura immateriale dell’Europa: fatta non di cavi e server, ma di menti formate, di giovani addestrati alla complessità, di cittadini capaci di abitare la rivoluzione digitale con coscienza e responsabilità.
È questo il cuore della scommessa BRIA: formare non solo per lavorare, ma per comprendere e trasformare il mondo che ci attende.
Dalla resilienza alla rinascita: il polo di Kiev
Il primo passo di questa nuova fase del programma internazionale BRIA è l’apertura del centro di formazione a Kiev, una città simbolo della resistenza e della volontà di ricostruzione. In un contesto segnato dalle ferite profonde del conflitto, la scelta della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca di investire in alta formazione proprio nel cuore dell’Ucraina rappresenta molto più di un atto progettuale: è una dichiarazione politica, etica e culturale. È la volontà di affermare che la conoscenza è l’antidoto più potente contro la distruzione e che l’educazione è la prima vera infrastruttura di pace.
Il centro BRIA di Kiev non sarà un semplice luogo di trasmissione di competenze, ma un presidio umano, tecnologico e simbolico. Qui si formeranno nuove generazioni di tecnologi della rinascita: giovani che diventeranno operatori della salute digitale capaci di intervenire in contesti di emergenza; progettisti di realtà immersiva per la rigenerazione urbana; ingegneri di sistemi intelligenti per la sicurezza e la logistica nei territori complessi; bioinformatici pronti a gestire dati sanitari e ambientali con strumenti predittivi avanzati.
Il modello formativo adottato è modulare, resiliente e adattabile al contesto. Ogni percorso sarà costruito attorno a tre pilastri: una didattica esperienziale fondata su simulazioni immersive e ambienti virtuali ad alta fedeltà; un’infrastruttura mobile che permetta di operare anche in condizioni logistiche difficili; e una sinergia permanente con il tessuto istituzionale e universitario ucraino, così da radicare il progetto nella realtà locale e non imporre un modello esterno. Sarà centrale, ad esempio, l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale per l’ottimizzazione dei flussi umanitari e della logistica sanitaria, una necessità concreta in una nazione che ha visto interi sistemi sanitari e amministrativi collassare sotto l’impatto della guerra.
Ma il centro di Kiev sarà anche qualcosa di più: un laboratorio di diplomazia tecnologica. In un tempo in cui le alleanze non si costruiscono solo con i trattati ma anche con la condivisione di sapere e competenze, formare insieme giovani ucraini, europei e internazionali vuol dire costruire ponti concreti, collaborazioni durature, reti di cooperazione che superano la contingenza bellica. In questo senso, BRIA a Kiev diventa una piattaforma non solo educativa, ma geopolitica: una risposta operativa alla necessità di rilanciare il ruolo dell’Europa orientale come spazio vivo di innovazione, democrazia digitale e diritti.
Questo progetto sarà accompagnato da un coinvolgimento diretto di attori internazionali: università, fondazioni scientifiche, centri di ricerca e aziende tecnologiche che riconoscono l’importanza strategica di investire in capitale umano in aree post-conflitto. Ogni studente formato sarà un vettore di ricostruzione non solo fisica, ma culturale e sociale. Ogni laboratorio attivato sarà un presidio contro la frammentazione e un generatore di futuro.
Kiev non sarà quindi solo un punto geografico in cui si sviluppa una nuova sede: sarà un cuore pulsante dell’idea stessa di BRIA come tecnologia di pace, come conoscenza al servizio della rigenerazione. La rinascita dell’Ucraina passa anche da qui.
La Calabria come laboratorio permanente del Sud Italia
Contestualmente al progetto internazionale avviato a Kiev, l’Italia si prepara ad accogliere un nuovo importante tassello della strategia formativa della Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca: l’apertura di un polo BRIA in Calabria. Una regione spesso dimenticata dai grandi investimenti tecnologici e infrastrutturali, ma che conserva, intatte, ricchezze umane, culturali e ambientali in grado di generare un nuovo paradigma di innovazione etica, radicata e territoriale. È proprio in questi contesti, dove la distanza dai centri decisionali può trasformarsi in spinta all’autonomia e alla creatività, che la formazione BRIA trova il terreno ideale per esprimere la sua piena potenza trasformativa.
L’obiettivo non è replicare passivamente modelli già applicati altrove, ma creare un centro calibrato sulla realtà del Sud, che sia capace di parlare la lingua dei territori, rispondere alle esigenze delle comunità, dialogare con le imprese locali, valorizzare i giovani e ridare slancio a istituti scolastici e universitari che attendono da tempo un progetto di respiro internazionale. Il modello BRIA, già testato con successo in Romania e Ucraina, verrà qui arricchito da un approccio integrato che unisce sapere tecnologico, pratiche agricole innovative, gestione ambientale, cultura digitale e responsabilità civica.
Il centro calabrese sarà molto più di un polo formativo: sarà un laboratorio permanente di cittadinanza tecnologica. Agricoltura di precisione, uso della bioinformatica per il monitoraggio ambientale e sanitario, applicazione della realtà immersiva nella valorizzazione turistica e nella tutela del patrimonio culturale, intelligenza artificiale per ottimizzare i servizi pubblici locali, simulazione digitale per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici – saranno queste alcune delle principali aree di intervento. La metodologia sarà fondata sul “learning by doing”: ogni studente apprenderà non solo attraverso lezioni teoriche, ma soprattutto con laboratori pratici, simulazioni, visori immersivi, piattaforme di addestramento in realtà aumentata e ambienti digitali interattivi.
Ma l’ambizione più alta del progetto è contrastare con forza la fuga di cervelli che da decenni impoverisce il Sud. Offrire in Calabria una formazione di livello europeo nelle discipline BRIA significa permettere a migliaia di giovani di non dover più scegliere tra la crescita professionale e il legame con la propria terra. Significa dire, con forza, che il futuro può e deve germogliare anche nei luoghi che la narrazione dominante ha considerato marginali. La presenza della Fondazione in Calabria rappresenta, dunque, una scelta di campo: un atto di fiducia e di giustizia verso un Mezzogiorno spesso dimenticato, ma centrale nel nuovo assetto geopolitico ed ecologico del continente.
Il centro sarà costruito in stretta collaborazione con le amministrazioni locali, le scuole, i consorzi agricoli, le associazioni culturali e le imprese innovative già attive sul territorio. Particolare attenzione sarà data all’inclusione dei NEET – giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione – per i quali verranno attivati programmi di inserimento personalizzati, con borse di studio e tutoraggi individuali. Un’alleanza, dunque, tra scuola, territorio e innovazione che punta a restituire senso e dignità a ogni singolo percorso di apprendimento.
In un tempo in cui il Sud viene spesso evocato come un problema, la Fondazione BRIA vuole dimostrare che può essere una risorsa strategica, una piattaforma fertile per progettare modelli formativi replicabili in tutto il Mediterraneo. La Calabria non sarà più soltanto una terra da cui si parte: sarà una terra in cui si resta, si ritorna, si costruisce. Una terra che forma le menti, protegge i talenti e immagina il futuro.
Un disegno strategico coerente e inclusivo
L’intero programma – da Bucarest a Kiev, dalla Calabria ai prossimi poli già in fase di progettazione – risponde a una visione sistemica e lungimirante della formazione, dove ogni sede non è un’isola, ma un nodo di una rete transnazionale, cooperativa e interdipendente. È una strategia che rifiuta la centralizzazione e la verticalità tipica dei vecchi modelli educativi, e che invece abbraccia un paradigma distribuito: quello della conoscenza come bene comune, accessibile ovunque, scalabile, contestuale e trasformativo.
Il principio che guida la Fondazione Olivetti Tecnologia e Ricerca è semplice quanto rivoluzionario: non devono essere le persone a migrare verso i centri del sapere, ma è il sapere a dover raggiungere le persone, ovunque esse si trovino. Questa inversione di prospettiva è oggi una delle sfide più alte dell’educazione contemporanea. Portare la tecnologia nei luoghi che più hanno bisogno di essere rigenerati – le periferie urbane, le aree interne, i territori post-bellici, le regioni abbandonate – significa compiere un atto di giustizia e di progettualità al tempo stesso. Significa trasformare la formazione in strumento di ricostruzione sociale, di emancipazione culturale, di rilancio economico e di stabilità geopolitica.
Non si tratta di una rete neutrale o tecnocratica. Al contrario, la Fondazione agisce in maniera indipendente da logiche di mercato, da filiere accademiche tradizionali o da interessi geopolitici che spesso utilizzano la formazione come strumento di influenza. L’azione BRIA si fonda su tre pilastri non negoziabili: la pace come orizzonte, la dignità umana come misura, e la valorizzazione delle risorse locali come metodo. In ogni sede si privilegia l’ascolto del territorio, la costruzione di percorsi formativi coerenti con i bisogni reali delle comunità, e la promozione di una cittadinanza tecnologica consapevole e attiva.
Le prossime settimane vedranno una mobilitazione capillare: squadre di formatori, tecnici, mediatori culturali e tutor BRIA saranno operativi per avviare i primi corsi, orientare i partecipanti, formare i formatori, stringere alleanze con le realtà istituzionali e produttive locali. Si lavorerà a stretto contatto con scuole, università, comuni, associazioni e imprese, per costruire ecosistemi educativi dinamici, in grado di sostenersi nel tempo e di generare impatto reale.
L’offerta non è rivolta solo a studenti: il programma BRIA prevede attività specifiche anche per docenti, amministratori pubblici, professionisti in fase di riqualificazione, imprenditori interessati a innovare i propri modelli di business. Tutti potranno accedere a contenuti di alto livello, a strumentazioni avanzate, a percorsi di accompagnamento individuale e a una comunità di apprendimento in continua crescita. Perché la rivoluzione BRIA è innanzitutto culturale: non riguarda solo ciò che si impara, ma come si apprende, con chi, e per quale scopo.
Chiunque desideri partecipare a questo cammino – come corsista, collaboratore, ente ospitante o semplice osservatore – troverà nella Fondazione un alleato attento, un partner affidabile, un laboratorio aperto. La tecnologia, se guidata da una visione etica, inclusiva e umanocentrica, può ancora essere lo strumento più potente per generare futuro. E questo futuro si costruisce, un nodo alla volta, dentro una rete di conoscenza che non lascia indietro nessuno.

