Di Franco Torchia
INTRODUZIONE PERSONALE
Sono giornalista pubblicista. Mi occupo di tematiche ambientali sin dal 2001, da quando ho assunto un incarico di rilievo presso il Ministero dell’Ambiente. Nel contempo sono diventato Presidente di una importante Associazione Scientifica per la Tutela delle Risorse dell’Ambiente, a carattere internazionale. Ho cominciato a collaborare e a dirigere alcune riviste di informazione ambientale.
Nel 2007 ho avviato una attività editoriale di grande successo con la rivista “Ambiente Italia” che è stata letta ed apprezzata da gran parte del mondo politico ed imprenditoriale italiano. Alla rivista ho collegato la omonima Web-tv “AmbienteItalia.tv” network telematico on line. Nel 2009 ho fondato l’Associazione AISTA (Associazione Italiana per lo Sport, il Turismo e l’Ambiente) di cui sono tuttora Presidente.
Come AISTA, in questi anni abbiamo aiutato molte imprese a partecipare a bandi nazionali e comunitari per ottenere contributi e finanziamenti ed in tale senso abbiamo assistito anche molti enti locali per realizzare progetti in partenariato. Con il PNRR abbiamo cominciato ad occuparci dei progetti energetici ed avviato proposte per il finanziamento da parte del Fondo europeo Innovation fund. Ci siamo occupati della materia energetica ed in particolare dell’idrogeno verde ed abbiamo organizzato alcuni convegni e seminari in location di prestigio ed istituzionali. (Per informazioni visitare il sito http://www.aistambiente.eu) Queste iniziative sono servite ad ampliare la platea dei soggetti interessati allo sviluppo dell’idrogeno verde che è destinato a diventare il carburante ad emissioni zero del futuro e rappresentare nei prossimi 20 anni oltre il 20% della domanda energetica mondiale.
L’Unione europea, nel 2019, con il Green Deal ha fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tra le azioni proposte la necessità di attuare la transizione energetica verso fonti rinnovabili e sistemi efficienti e quindi procedere alla decarbonizzazione dei settori industriali maggiormente energivori come la siderurgia e del settore dei trasporti marittimi e aerei sostituendo i carburanti fossili con biocarburanti e idrogeno verde.
Quest’ultimo è un vettore energetico praticamente ad emissioni zero e potrebbe diventare un pilastro della strategia climatica europea ma la sua diffusione al momento è molto problematica a causa della scarsità di infrastrutture tecnologiche ed economiche. In Europa ed in Italia in particolare c’è carenza di produzione di elettrolizzatori che sono il cuore della filiera perché utilizzano energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica) per separare l’acqua in idrogeno e ossigeno. Le infrastrutture di stoccaggio come anche le reti di trasporto e distribuzione, nonché le stazioni di rifornimento sono praticamente inesistenti. In Italia è prevista l’installazione di almeno 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030 e sono stati investiti oltre 3 miliardi di euro di fondi PNRR per la realizzazione di Hydrogen Valley, impianti ed infrastrutture.
L’Europa punta a produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030 e ad importarne altrettanti. Obiettivi che, per la verità, la Corte dei Conti europea, giudica irrealistici. Si tratta comunque di obiettivi ambiziosi che richiedono innovazione tecnologica e la diffusione di sistemi ed infrastrutture digitali in grado di ridefinire tutto il settore industriale e di condurlo rapidamente verso nuovi livelli di efficienza e verso un futuro energetico pulito. Attualmente il più grosso problema che frena tutta la filiera dell’idrogeno verde sono gli altissimi costi di produzione, dovuti alla capacità degli elettrolizzatori e alla variabilità ed intermittenza delle fonti rinnovabili. Per questo quando ci si pone degli obiettivi che richiedono forti cambiamenti nella strategia da perseguire occorre essere in grado di effettuare le scelte giuste.
La prima e più importante di queste è la individuazione dell’hub, ovvero il luogo dove procedere per la realizzazione del progetto, che abbia abbondanza di risorse naturali, che goda di una elevata radiazione solare e di venti costanti per garantire continuità nella produzione di energia elettrica e quindi di idrogeno verde a basso costo. Per abbattere i costi di produzione e per la distribuzione del vettore energetico i potenti strumenti dell’Intelligenza artificiale, quali algoritmi predittivi, apprendimento automatico e modelli di ottimizzazione, possono migliorare l’efficienza, ridurre i costi e accelerare l’innovazione nei processi collegati all’idrogeno verde.
L’Intelligenza artificiale può essere utilizzata per sviluppare tecnologie in grado di prevedere la produzione e i flussi di energia eolica e solare facilitando l’integrazione delle rinnovabili nella rete e quindi di indicare quando conviene produrre idrogeno, di controllare ed effettuare diagnostica sugli elettrolizzatori, sugli impianti di stoccaggio, sugli impianti di distribuzione. In pratica per la ottimizzazione e il controllo del processo in tempo reale, dalla produzione, allo stoccaggio, alla distribuzione.
In generale, nella innovazione tecnologica e per sostenere lo sviluppo delle fonti energetiche, l’Intelligenza artificiale può avere un ruolo essenziale ad esempio per gestire le reti intelligenti, ovvero quelle di fornitura elettrica che utilizzano la tecnologia delle comunicazioni digitali, per monitorare lo stato di salute dei pannelli solari e/o delle pale eoliche. Può prevedere e ridurre il rischio di guasti negli impianti e quindi ridurre i costi di manutenzione e limitare i tempi di fermo della produzione.
Tutto questo porta alla stabilità del sistema e contribuisce a ridurre i costi di produzione e quindi della bolletta energetica. L’Intelligenza artificiale è un prezioso strumento per spingere sulla transizione energetica, può migliorare nettamente la gestione delle risorse e determinare un forte aumento della produttività che potrà andare a coprire anche il forte fabbisogno di energia dei data center che alimentano i suoi sistemi. Si tratta comunque di un percorso tutto da costruire che richiede investimenti significativi soprattutto nelle infrastrutture digitali e nella formazione delle competenze, ma bisogna farlo con urgenza perché la quarta rivoluzione industriale è già partita ed i progressi sono molto rapidi e si rischia di non salire sul treno del futuro.
Scopri di più da
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

