Di Antonio Barbato
Scienziati e ricercatori sono ormai i veri artisti del XXI Secolo, traducendo algoritmi e informazioni complesse in narrazioni visive e immersive, in cui il pubblico partecipa attivamente e diventa co-creatore dell’opera
L’arte ha sempre avuto un rapporto intenso con la tecnologia. Pensiamo ai futuristi che quasi veneravano la velocità, o a un genio come Nam June Paik che ha stravolto il mezzo televisivo, fino ad arrivare alla net art degli anni Novanta che ha fatto del web un laboratorio estetico.
Oggi, però, siamo a un punto di svolta che mi appassiona particolarmente: le tecnologie BRIA non sono solo nuovi strumenti per l’artista; stanno ridefinendo il suo intero ruolo. Non si tratta più soltanto di produrre qualcosa di bello da guardare. Molti scienziati si fanno artisti, e trasformano dati grezzi, reti e algoritmi in esperienze sensoriali e condivise. La ricerca scientifica è diventata la materia prima per la creazione artistica. Tutta la complessità dei fenomeni studiati si trasforma in una narrazione visiva e interattiva, che ha il potere di coinvolgere le persone e, soprattutto, di stimolare una riflessione profonda.
CoMeta APS: Un Ponte tra Arte e Tecnologia
Quando ho avuto l’idea di fondare CoMeta APS insieme a Mario Esposito, avevamo un obiettivo chiaro e ambizioso: usare l’arte come megafono per raccontare e rendere accessibili le trasformazioni tecnologiche. Volevamo creare un ponte tra linguaggi complessi – come l’AI, la realtà immersiva o il Web3 – e la vita di tutti i giorni. Non mi interessava solo spiegare l’innovazione; il nostro desiderio era trasformarla in esperienza culturale. Così sono nate le nostre esposizioni artistiche, i dibattiti, i panel, dove l’arte è il vettore comunicativo capace di suscitare emozioni e, contemporaneamente, di innescare domande importanti.
Dal Web al Web3: Nuove Vie di Condivisione
Il legame tra arte e digitale ha radici solide. C’era già la net art che sperimentava reti e link, e la new media art che esplorava video e interattività. Oggi, il Web3 è l’erede di quella tensione sperimentale. NFT e blockchain offrono agli artisti la possibilità di connettersi con comunità globali e, di fatto, di reinventare l’economia dell’arte.
L’AI in Veste d’Artista: La Creatività Algoritmica
L’avvento dell’intelligenza artificiale ha introdotto, a mio avviso, una grammatica della creazione completamente nuova. La generative art prendono dataset e modelli di calcolo e li trasformano in materia viva per opere che non sono fisse, ma che mutano. L’artista, in questo scenario, diventa un po’ un regista di sistemi complessi: non mette da parte la sua sensibilità, anzi, la espande,
orchestrando algoritmi come fossero i suoi pennelli.
Un esempio che mi colpisce sempre è quello di Refik Anadol con la sua opera “Machine Hallucinations”. Lui usa gli algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare milioni di immagini e crea paesaggi visivi incredibili, veri e propri flussi di dati meteo o urbani. Le sue opere sono vive: si modificano, reagiscono a nuovi dati e raccontano storie sempre diverse.
L’Opera che si Fa Esperienza: Immersione e Partecipazione
La realtà immersiva e aumentata è una vera rivoluzione nel modo in cui viviamo l’arte. Lo spettatore non è più passivo: entra attivamente nell’opera. Le installazioni e gli ambienti virtuali trasformano la fruizione in un’esperienza quasi corporea. Un caso che mi ha lasciato il segno è “Deep Connection” di Marilene Oliver, presentata nel 2021. È un’installazione in realtà virtuale che usa dati di scansioni mediche per creare un corpo umano virtuale da esplorare. L’interazione ti permette di vedere il battito cardiaco e il respiro del corpo, creando una connessione profonda con l’opera stessa.
Lo Scienziato-Artista: Una Figura Essenziale Oggi

Sono convinto che l’artista contemporaneo debba essere molto più di un semplice creatore di immagini: deve diventare un mediatore tra la scienza e la società. Questa è l’essenza dello scienziato-artista: colui che sa prendere l’astrazione del dato e trasformarla in forme concrete, capaci di emozionare e stimolare il pensiero critico.
Penso a persone come Mauro Martino, ricercatore e artista italiano che fonde scienza, design e intelligenza artificiale. Fondatore e direttore del Visual AI Lab presso IBM Research, Martino ha sviluppato tecniche innovative per visualizzare dati complessi, trasformandoli in esperienze interattive e immersive.
Un esempio significativo è “Strolling Cities”, presentato nel Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2021. Utilizzando l’intelligenza artificiale, Martino ha creato paesaggi urbani generativi che rispondono a input vocali, combinando poesia, architettura e dati urbani.
Anche in CoMeta APS, il nostro lavoro segue questa stessa direzione: utilizzare l’arte digitale come spazio di confronto critico e strumento per aumentare la consapevolezza delle trasformazioni tecnologiche nella società.
Conclusione: Abitare la Complessità Insieme
Le tecnologie BRIA stanno già plasmando il nostro presente. In questo contesto, l’arte digitale non è affatto una moda di nicchia; è un terreno fondamentale su cui possiamo imparare a decifrare la complessità che ci circonda. Con il lavoro di CoMeta APS, porto avanti un impegno che sento profondamente mio: rendere accessibili queste trasformazioni attraverso l’arte, creare luoghi in cui le persone si sentano libere di riflettere, emozionarsi, confrontarsi. Il mio scopo non è semplificare il futuro, ma aprire la strada per abitare la sua complessità. Per me, essere scienziati-artisti significa proprio questo: assumersi la responsabilità di tradurre la tecnologia in esperienza culturale, in una narrazione che possiamo condividere, in una visione collettiva. È un compito che non riguarda solo gli artisti, ma chiunque desideri partecipare in modo consapevole al futuro che stiamo costruendo, giorno dopo giorno.
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