Un tavolo di lavoro per il decennio del cambiamento: Bucarest avvia il percorso BRIA verso il 2030–2040

Nel cuore di Bucarest, in un contesto segnato da profondi interrogativi etici, strategici e culturali, si è tenuto un incontro che non può essere semplicemente archiviato come convegno. È stato, piuttosto, un tavolo di lavoro operativo che ha segnato con chiarezza l’inizio di un percorso: un itinerario collettivo che intende accompagnare il Paese – e più in generale l’Europa – verso il decennio 2030–2040, periodo che molti osservatori internazionali già indicano come la fase più trasformativa dell’era post-digitale.

L’iniziativa ha visto convergere voci autorevoli da ambiti diversi, ma complementari: dalla scienza alle istituzioni, dalla sicurezza pubblica al pensiero religioso. Una composizione volutamente eterogenea, perché la sfida posta dalle discipline BRIA (Bioinformatica, Realtà Immersiva, Intelligenza Artificiale) non è soltanto tecnologica: è soprattutto antropologica. Interrogarsi sull’uso delle tecnologie emergenti significa infatti porsi la questione della direzione che l’umanità intende dare a sé stessa.

Un inizio, non un evento

Il convegno ha offerto contenuti di grande spessore: interventi mirati, dialoghi aperti e una volontà concreta di generare linee di azione. L’idea di fondo, condivisa da tutti i partecipanti, è che il futuro non può più essere affrontato in modo reattivo. Occorre pianificarlo. Non più solo anticipare le trasformazioni, ma orientarle, guidarle, umanizzarle.

L’obiettivo dichiarato di questo tavolo di lavoro è infatti ambizioso ma necessario: elaborare una strategia che accompagni la società nell’integrazione responsabile delle tecnologie BRIA nei principali settori della vita pubblica e privata – dalla giustizia all’educazione, dalla sanità alla sicurezza, dalla governance istituzionale alla tutela dei diritti individuali. In questo contesto, è emersa con forza l’idea che ogni disciplina BRIA non possa essere sviluppata o adottata in modo neutro, ma richieda una cornice etica, normativa e culturale che ne indirizzi l’uso.

Voci diverse, visione comune

Tra i relatori di rilievo, il Dr. Massimiliano Nicolini, Direttore del Centro Ricerche della Fondazione Olitec Italia, ha illustrato con grande precisione le potenzialità e le criticità delle discipline BRIA, evidenziando come esse possano essere impiegate anche in ambiti di indagine – giudiziari e civili – aprendo orizzonti nuovi in termini di precisione, trasparenza e diritti. Le sue parole hanno dato il via ad un confronto che ha subito acquisito una dimensione interdisciplinare e transnazionale.

Accanto a lui, il Dr. Andrea Allocco, CEO di Reply Romania e rappresentante FPIAR, ha presentato un’analisi aggiornata sull’evoluzione degli agenti intelligenti, sottolineando come l’interazione tra uomo e IA debba fondarsi su modelli di responsabilità condivisa e trasparenza degli algoritmi. La D.ssa Maria José Falcicchia, Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Esperta per la Sicurezza presso la sede diplomatica di Bucarest, ha portato un contributo fondamentale sulla concreta applicazione dell’IA nelle indagini di polizia, mostrando come le tecnologie BRIA possano rafforzare le attività investigative ma anche richiedere una vigilanza costante sui diritti e le libertà dei cittadini.

A completare il quadro, sono intervenuti tre esponenti del mondo accademico religioso – Padre Eduard Giurgi, Padre Claudiu Eva e Padre Gabriel Popa – che hanno introdotto un tema cruciale: l’etica religiosa come bussola nell’evoluzione delle scienze tecnologiche. La loro prospettiva ha ribadito il valore universale dei diritti umani, la centralità della dignità della persona e la necessità di una visione integrata tra progresso scientifico e rispetto dell’umano. In particolare, Padre Popa, nella sua veste di Segretario Generale dell’Arcivescovo di Bucarest, ha sottolineato l’importanza di una “teologia del futuro” capace di dialogare con l’innovazione e non subirla passivamente.

Altro momento significativo è stata la presenza del Delegato ai Rapporti d’Affari della Nunziatura Apostolica, che ha richiamato la comunità scientifica internazionale alla prudenza e alla consapevolezza: la tecnologia, ha ricordato, deve servire il bene comune e non può diventare strumento di dominio né generare nuove forme di emarginazione.

A chiudere i lavori, il Dr. Luca Tagliaretti, Direttore Esecutivo dell’Agenzia Europea per la Cyber Security, ha messo in luce il legame sempre più stretto tra discipline BRIA e sicurezza digitale, aprendo uno scenario futuro in cui ogni innovazione dovrà essere pensata anche in funzione della resilienza informatica dei sistemi pubblici e privati.

Il cammino che ci attende

Ciò che è scaturito da questo incontro è un senso di responsabilità diffuso. Non siamo più all’anno zero dell’IA e della realtà immersiva, ma nemmeno in una fase di maturità consolidata. Siamo nel mezzo di una transizione, e il decennio 2030–2040 si profila come l’epoca in cui verranno definiti – o travolti – gli equilibri tra uomo, macchina e società.

Per questo, il tavolo di lavoro avviato a Bucarest non si chiude con l’evento, ma continua come percorso: nei prossimi mesi si prevedono sessioni tematiche, protocolli comuni, scambi accademici e una roadmap verso un’adozione condivisa e consapevole delle tecnologie BRIA.

Il futuro sarà costruito da chi saprà coniugare intelligenza tecnica e visione umanistica. La Fondazione Olitec, con il suo centro ricerche e i suoi partner istituzionali, è pronta a contribuire attivamente a questa missione, affinché il cambiamento non sia subito, ma scelto. E che sia, soprattutto, un cambiamento giusto.


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